Dalle Steppe Asiatiche al Limes Danubiano: I Sarmati e Roma

.Laggiù, ad oriente, a tre giorni ad est e tre a nord della Palude Meotide, da terre misteriose e inospitali, dove predominavano le distese steppose d’erba e rari arbusti nani, dove i buoi erano senza corna a causa del freddo, proveniva quel popolo di guerrieri a cavallo, che gli osservatori e gli storici romani iniziano a conoscere all’inizio del I sec. d.C.: i Sarmati.
La loro origine era molto antica, precedente allo stesso Erodoto, che ne ha descritto la leggendaria nascita dall’unione tra le Amazzoni e giovani Sciti. I Sauromati prima, e i Sarmati poi, erano una delle popolazioni della steppa che abitavano i territori compresi tra il Danubio, la regione settentrionale del Mar Nero, il Mar Caspio e il Lago d’Aral. Terre difficili, che hanno forgiato lo stile di vita dei Sarmati così come quello di tutti gli altri popoli che le abitavano, facendoli apparire così diversi al mondo romano, nello specifico, e greco– latino mediterraneo in generale.
Genti dedite alla pastorizia e alla lavorazione dei metalli, che conducevano uno stile di vita nomade basato sui continui spostamenti finalizzati alla ricerca e allo sfruttamento dei pascoli migliori e allo scambio dei prodotti derivanti dalla metallurgia. Vivevano sui carri, o in tende di feltro, e il cavallo rivestiva un ruolo di primissimo piano all’interno della società: non era solo un mezzo di trasporto, quanto un simbolo di ricchezza e di livello sociale, ma soprattutto un elemento imprescindibile in ambito militare, tanto da essere la caratteristica che impressionerà i Romani. Lo stile di vita nomade e le caratteristiche ambientali dove vivevano hanno influito anche sull’organizzazione politico–sociale: i Sarmati infatti non erano uno “Stato” o un regno con un potere centrale e un territorio da controllare e in cui risiedere, ma erano un’organizzazione tribale, espressione di una società guerriera.
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